“ Oscar..! Dov’è mio figlio, Nanny! “
Sembrava una furia il generale, i suoi occhi
e la voce imperiosa lasciavano intuire l’ira che doveva tener chiusa nel
cuore.
La vecchia governante arrancava dietro di
lui nel disperato quanto vano tentativo di calmarlo. Con passo deciso,
infine, salì gli scalini ed irruppe nella stanza di Oscar, senza
neanche prendersi la briga di bussare.
Oscar non batté ciglio di fronte a
quell’intrusione, neanche alzò lo sguardo dal libro che fingeva
di leggere con tanta attenzione.
“ Oscar, spiegami il senso di ciò
che hai fatto! “
Finalmente, lei sollevò gli
occhi e li fissò in quelli feroci di suo padre.
Accennò un leggero sorriso.
“ Immagino che vi riferiate alla mia decisione
di lasciare la guardia reale!”
“ Mi riferisco ad anni di sacrifici che stai
buttando via per uno sciocco capriccio!”
Oscar si sollevò in piedi in tutta
la sua statura.
Era seria, adesso e il libro era scivolato
a terra, inutile.
“ Capriccio, dite, padre? Un mio desiderio,
per voi..”
“ Non ho fatto in modo che tu diventassi
un ufficiale di sua maestà per esaudire un tuo desiderio!”
Oscar strinse i denti per la rabbia e abbassò
lo sguardo, quando lo risollevò si corresse:
“ Forse mi sono spiegato male, padre, quello
che io voglio…E’ diventare un uomo a tutti gli effetti e per farlo...ho
bisogno d’incarichi pesanti, che mi permettano di combattere, di misurarmi
con altri uomini, magari su un campo di battaglia e non importa se sarà
difficile, ho superato prove impossibili per qualunque donna, io…so di
potercela…e di dovercela fare!”
“ Non vedo il motivo di un cambiamento così
radicale..!”
“ E io non capisco, padre, il perché
di questo vostro malumore! Non sto mettendo in discussione la mia lealtà
nei confronti della casa Reale e credo che l’educazione maschile che mi
avete impartito mi permetta d’essere uomo fino in fondo e di prendermi
le mie responsabilità, oltre che le mie decisioni! “
Il silenzio che regnò nella stanza
per lunghi attimi, fu rotto solo dai singhiozzi sommessi di Nanny.
Oscar si sentì in pena per la sua
cara balia, ma la decisione era presa.
Ora, l’unico che ancora doveva affrontare
era André e la cosa la impensieriva più che doversela vedere
con suo padre, chissà perché!
Il sospiro del Generale Jarjayes le fece
riporre per un istante le sue preoccupazioni. Inaspettatamente, l’uomo
le appoggiò le mani sulle spalle e si sforzò di sorriderle.
“ Voglio sperare che tutto quello dici sia
vero e che le voci di palazzo che sono giunte alle mie orecchie siano solo
gli assurdi pettegolezzi di qualche sciocca cortigiana..!”
Oscar evitò volutamente di domandare
di quali pettegolezzi stesse parlando, ma fu lieta che suo padre le avesse
creduto.
“ E…dimmi, sai già quale incarico
ti affideranno?”
“ No.” disse lei, con assoluta calma.
“ Non lo so ancora, sua maestà ha
voluto che mi prendessi una settimana di riposo, nel frattempo prenderà
una decisione. Avrei bisogno di trascorrere un po’ di tempo da sola, a
riflettere. Ad Arras, o nel nostro castello in Normandia, non so ancora
dove..sempre che la cosa non vi disturbi, padre!”
Il generale non trovò nulla da obiettare.
Lasciò la stanza a passo spedito oltrepassando
la governante senza degnarla d ’uno sguardo. Malinconicamente, Oscar raccolse
il libro lasciato cadere e ricominciò a leggere.
La povera Nanny tentò di parlare ma
ci ripensò e fece per andarsene.
Fu Oscar a richiamarla, solo per dirle:
“ Nanny, mandami André, devo parlargli.
“
La donna annuì e sparì col
solito passo stanco ed esitante degli ultimi tempi.
Ecco un’altra cosa che Oscar si sentiva in
dovere di sistemare: la vecchia governante era molto avanti con gli anni
ed era giusto che André iniziasse ad occuparsi di lei.
Vero, erano cresciuti insieme ed erano più
che fratelli ed era appunto perché gli voleva bene che ora lo avrebbe
liberato dall’obbligo di seguirla e proteggerla.
Suo padre si sarebbe lamentato un po’, ma
alla fine avrebbe capito che se doveva vivere come un uomo doveva imparare
a cavarsela da sola, sempre.
“ Oscar, posso entrare? “
André la fece sussultare.
Da un po’, quella voce calda la turbava e
incontrare i suoi occhi procurava in lei una strana sensazione.
Richiuse il libro e lo appoggiò sul
letto.
“ Vieni, André, entra pure. “
La porta si aprì e lui entrò.
I capelli neri, che solitamente portava legati,
ora gli scendevano lunghi sulle spalle, imperlati di minute goccioline
di pioggia che cercava di trattenere con l’aiuto di un asciugamano.
La camicia bagnata aderiva a quel corpo muscoloso
e sodo, i pantaloni scuri gli fasciavano perfettamente i fianchi mettendo
in risalto le gambe lunghe e forti.
Quando si accorse dell’intensità con
cui lo stava fissando, Oscar balzò in piedi e distolse lo sguardo,
dandogli volutamente le spalle.
“ Dimmi, Oscar, posso fare qualcosa per te?”
“ Sì.” si affrettò a dire,
con finta noncuranza.
“ Volevo metterti al corrente del fatto che..ho
deciso di lasciare il comando della guardia reale.”
La voce le era tremata un poco e sperò
che André non se ne fosse accorto.
Aspettò che l’amico dicesse qualcosa
ma il silenzio scese tra loro al punto che Oscar dovette voltarsi per vedere
se era ancora lì.
La sorprese quel suo sorriso, la rese furiosa.
“ La cosa ti diverte molto?” chiese, tagliente.
André continuò a fissarla per
un po’, ma quel sorriso non aveva nulla d’allegro.
“ Stai scappando, Oscar? E..dimmi, da chi
stai fuggendo, da Fersen o da Maria Antonietta?”
Non si era aspettata una domanda così
diretta.
Quel tono di voce, più che le parole
stesse, la raggelarono.
Dopo il primo attimo di smarrimento, l’ira
si fece largo negli occhi di Oscar.
“ Con che diritto mi parli così, André?”
Guardava il suo volto impassibile e improvvisamente
gelido sperando di capire cosa lo agitasse, fino a rendere quasi esasperati
quegli occhi.
“ Perché..” rincarò la dose
lui. “..Non è una fuga, la tua?”
“ Non sto scappando..E ad ogni modo la cosa
non ti riguarda affatto!” ribatté lei, i pugni stretti, protesi
verso l’amico di sempre.
André si sentì avvampare davanti
a quello sguardo lucente e ferito, soffocò a stento il desiderio
di andarle incontro ed abbracciarla e da un po’ dominarsi era difficile.
“ Ti sbagli, Oscar..” la corresse lui,
gli occhi che gli bruciavano d’un sentimento che lei tentava invano di
decifrare.
Tutto, di te, mi riguarda… Avrebbe voluto dirglielo ma le parole gli
rimasero, come sempre, chiuse in fondo all’anima. “..Io sono stato messo
accanto a te per proteggerti, lo sai e per evitarti colpi di testa, cose
di cui finiresti prima o poi col pentirti..”
“ Sta zitto!” ordinò lei, arrossendo
“ Non ho alcun bisogno che tu mi faccia la predica!”
“ E tu non hai alcun bisogno di dimostrare
al mondo di essere quella che non sei.
Lasciare la guardia reale non ti aiuterà
a dimenticarti del conte di Fersen!”
“ Smettila! “
André capì che stava per essere
colpito una frazione di secondo prima che questo avvenisse. Un potente
schiaffo lo raggiunse in pieno viso ma il dolore che gli provocò
fu nulla, paragonato a quello che aveva da anni nel cuore.
Restarono l’uno davanti all’altro per svariati
secondi prima che André trovasse il coraggio di afferrarle i polsi
con forza e tirarseli contro il petto.
Lesse sorpresa negli occhi di Oscar per quella
inattesa reazione.
Fissava gli occhi accesi dell’amico e quasi
n’ebbe paura, tanta era la rabbia che vi lesse dentro. “ André,
ma..”
Non poté finire di parlare.
André l’attirò contro di sé
e le premette le labbra sulle sue, con forza.
Una rabbia sconosciuta, quella del suo migliore
amico, una collera che Oscar non avrebbe mai immaginato potesse racchiudere.
Fu pervasa da un tremito violento quando
André le lasciò i polsi e le cinse la schiena, premendo sempre
più forte contro quelle labbra che lei, ora, aveva suo malgrado
dischiuso.
Si scoprì senza forze quando lui le
accarezzò il seno, tentò di opporsi quando la strinse più
prepotentemente a sé, il terrore le si dipinse sul volto nell’attimo
in cui sentì i loro corpi aderire perfettamente, come fossero nati
dalla luce per divenire un giorno tutt’uno con essa e fondersi in un unico
essere perfetto, libero da ogni costrizione.
A quello nessuno l’aveva preparata.
Riuscì a liberarsi dal desiderio di
trattenere per sempre su di sé quelle labbra, non riuscì
a vincere la paura di affrontare qualcosa a cui non sapeva ancora dare
un nome.
Girò la testa da una parte e la voce
le uscì soffocata mentre lo implorava di lasciarla.
Il dolore di Oscar raggiunse André
e lo colpì come una frustata.
La sua Oscar..
Non gli era riuscito di trattenersi.
“ Oddio, perdonami…” le sussurrò mentre
la lasciava andare.
Fissando quel volto tanto bello, André
capì di essere arrivato al culmine, più di così non
poteva amarla.
Non sarebbe più riuscito a contenersi
ora che aveva assaggiato quella bocca, nutrendosi di quel calore, adesso
che aveva la piena consapevolezza della donna che era.
E aveva quasi risposto al suo bacio, ciò
l’aveva reso pazzamente felice.
Si asciugò la fronte col dorso della
mano.
La pelle gli bruciava.
l cuore gli batteva ancora.
“ Ti prego di scusarmi, Oscar, io..”
“ Non so cosa volessi dimostrare..”
ansimò lei evitando di guardarlo, perché d’improvviso non
riusciva più a farlo.
“Ad ogni modo sappi che…se si ripeterà..”
“ Cosa mi farai, Oscar?” si girò a
guardarla.
Lei non gli rispose, distoglieva ancora lo
sguardo, tremava.
Era rossa in volto, gli occhi brillavano
più intensamente che mai; inconsapevolmente, sfiorava le labbra
che lui le aveva baciato, quasi non credesse che davvero l’avesse fatto.
“Stai mentendo a te stessa, Oscar, come sempre.
Vuoi che il mondo intero sappia che sei un uomo? Mi spiace per te ma hai
già perso. Sei una donna, una donna bellissima, la donna che io
amo da sempre.”
Lei non rispose ma il cuore pareva scoppiargli
nel petto.
L’amava?
André l’amava?
“ Non è giusto, Oscar…” continuava
lui. “ Tu vuoi cambiare la tua natura..Ma ti sembra sensato? Le rose, Oscar…sono
sempre rose, bianche o rosse che siano! Tu sei nata donna e puoi anche
vestirti da uomo, imbracciare un fucile o superarmi in forza e decisione,
ma la verità è che sei comunque una donna. Ti sei innamorata
del conte di Fersen, più del suo rifiuto è l’esserti resa
conto di aver saputo amare che ti sconvolge..”
Lei adesso lo guardava.
L’ira si era nuovamente impossessata dei
suoi occhi, l’orgoglio la fece fremere, proprio come l’aveva fatta fremere
il bacio di André.
“ Stai dicendo un mucchio d’assurdità!
Io non sono…” morì sul nascere la sua menzogna. Lasciò cadere
le braccia lungo i fianchi.
Come poteva nasconderlo?
L’aveva vista, André, con l’abito
da sera, i capelli raccolti, il volto incipriato e il corpo flessuoso.
Bella, bellissima anche se lei non era avvezza
a quel modo di agghindarsi, anche se era certa di essere goffa, inadatta,
troppo donna per non sentirsi diversa, fuori posto.
Per Fersen aveva deciso di cambiare.
Per Fersen, ora, tornava ad essere quella
di una volta.
“ E’ vero.” Ammise. “ Ho amato Fersen, ma
lui appartiene a sua maestà e..”
“..E tu vuoi lasciarli entrambi per questo!
Dammi ascolto, so cosa vuol dire amare una persona e vivere ogni giorno
col tormento di sapere che non potrà mai essere tua..Io ci ho vissuto
per vent’anni e so quanto si sta male.”
La raggiunse, le posò una mano sulla
spalla.
Oscar sussultò a quel contatto ma
non si girò a guardarlo.
Sentì il suo fiato alitarle sul collo
e un leggero tremito la colse, costringendola a chiudere gli occhi.
La dolce voce di André le giunse come
una musica lontana.
“ Ma non risolverai nulla fuggendo, non credi
che l’avrei fatto se fosse stata una soluzione?Non puoi immaginare quanto
io ti ami, Oscar..Vorrei morire mille volte per amor tuo..”
Ma cosa stava dicendo?
Oscar riaprì gli occhi.
Si liberò dal tocco gentile del suo
amico e, nel voltarsi, i luminosi capelli biondi le sferzarono sul viso.
“ Fersen ti ha fatto scoprire di essere
donna.” stava continuando André, con un tono di voce che rasentava
la disperazione. “Ora lo sai tu, lo sa lui…Io invece l’ ho sempre saputo.
Niente di te mi è nascosto. Sei una donna, non puoi far nulla per
cambiare questa realtà. E la maniera con cui hai quasi risposto
al mio bacio, prima, ne è la prova. Il tuo corpo di donna chiede
ciò che per tanto tempo gli hai negato. Chiede amore, Oscar..Se
hai paura, puoi sempre contare su di me.”
Paura? Io non ho mai…non ho… “ Vattene, André..”
Lui la lasciò.
“ Va’ fuori..” gli ordinò.
André abbassò gli occhi, mormorò
un lieve: “Mi spiace, Oscar..” poi s’interruppe e fece per andarsene.
Ci ripensò, si arrestò e le
disse, sulla porta.
“ Tu sei una rosa, Oscar..La mia rosa…E di
qualunque colore ti sentirai di essere..il mio amore per te non finirà
mai. Mi dispiace, davvero.” ripeté e sparì.
Cosa, gli spiaceva?
Di lasciarla?
Di non poterla lasciare?
O d’averle ricordato che era una donna?
Si scoprì d’improvviso fragile, stanca,
come da un po’ di tempo a quella parte; non sapeva più trattenere
le sue emozioni.
André era riuscito a farle perdere
quella determinazione che aveva creduto di aver riacquistato.
Erano bastate quelle labbra e quell’amore
rimasto silenzioso per troppo tempo, un sentimento di cui ancora non riusciva
a capacitarsi ma che era lì, ora, ad infiammargli l’anima.